saharawi | 2017
dicembre 2012
un viaggio? no, un regalo inatteso della vita.
grazie all’associazione arci ho conosciuto il popolo saharawi.
partiti con lo scopo di consegnare i fondi raccolti per la costruzione di una serra, mi sono accorto ben presto che stavamo donando loro speranza, mezzi utili a coltivare i campi, giorni di vita.
sono bastati dieci giorni per rendermi felice e allo stesso tempo triste di dover tornare ma sono rientrato colmo di riconoscenza e di gratitudine verso quelle persone.
vivere con loro, tra loro. sentirsi a proprio agio con perfetti sconosciuti, dividere il poco cibo, il tetto, il calore di una famiglia è stato un vero privilegio.
nei loro sorrisi e sui loro volti si scorgevano le loro vite appagate, la loro spontaneità e per noi una quasi inspiegabile beatitudine.
sorrisi di chi non ha nulla ma ha più di noi.
sorrisi al cielo.
ogni giorno mi chiedevo come si potesse viver felici in quelle condizioni. eppur loro sono un popolo felice e sereno, con nulla.
nel mio piccolo avrei voluto ricambiare tutti i doni morali che ho ricevuto. mi hanno fatto pensare, semplicemente mi hanno arricchito l’anima.
ho fotografato visi, figure e luoghi più che per immortalarli, per ricordare semplicemente a me stesso che io c’ero.
alla partenza è stato spontaneo lasciar loro tutto quello che di materiale avevo con me così sono rientrato a casa con una valigia svuotata di quei beni ai quali diamo troppa ed ingiustificata importanza.
la vita è altro. è concedersi senza alcun artificio; è donare l’anima al prossimo; è vivere la vita, la cosa più dura e rara.
il sahara occidentale è un territorio di circa 266000 kmq che si affaccia sull’atlantico per un migliaio di chilometri, confina con il marocco, l’algeria e la mauritania. è in gran parte desertico ma ricchissimo di risorse minerarie (soprattutto fosfati); le coste sono pescosissime.
i suoi confini sono convenzionali, poiché seguono in parte l'andamento dei paralleli e dei meridiani, tracciati dalle diplomazie europee in seguito alle decisioni della conferenza di berlino del 1884/85. per molto tempo le popolazioni che nomadizzavano nel territorio ignorarono questi confini artificiali ma, a partire dagli inizi di questo secolo, sono diventati oggetto di un'attenta sorveglianza da parte della polizia coloniale. le frontiere divennero allora reali per quelle popolazioni ma ancora oggi, sono oggetto di contenzioso, per le particolari vicende legate alla decolonizzazione della regione.
la popolazione appartiene al complesso delle tribù saharawi, organizzate da secoli in modo autonomo, con forme proprie di lingua, cultura e organizzazione sociale, nomadi fino a tempi recenti. prima dell'arrivo degli spagnoli le tribù erano numerose, 40 secondo la tradizione, riunite in una confederazione.
verso la fine del periodo coloniale, il popolo Saharawi appariva già largamente sedentarizzato e urbanizzato, ma sempre attaccato alle proprie tradizioni. l’origine delle tribù saharawi si può ricondurre all’immigrazione degli arabi maquil, provenienti dallo yemen. un lento processo di fusioni ha dato origine alle tribù di cui ancora oggi i saharawi conservano la memoria e a cui fanno risalire la propria origine. l'arabizzazione, molto intensa in alcune tribù, ha lasciato una traccia profonda nella lingua hassaniya, comune a tutte, molto vicina all’arabo classico.
la religione è l'islam sunnita, come nella maggior parte del maghreb. l'organizzazione sociale era basata su un consiglio (consiglio dei quaranta) che riuniva periodicamente i capi delle tribù per prendere collegialmente decisioni che riguardavano gli interessi della comunità. tale struttura ugualitaria è stata spesso indicata come riferimento tradizionale della democrazia saharawi.